Noi mangiamo con le mani
Quando ero piccola, parecchi anni fà, i ristoranti etnici non erano così diffusi, si potevano contare sulle dita di una mano e sto parlando di Milano, neh! A quei tempi le persone non avevano voglia di sperimentare nuovi sapori, nuovi ingredienti, si rimaneva ancorati alle tradizioni, alla cucina nazionale, questo anche per colpa della poca informazione e del diffondersi di dicerie sulle diverse culture ed usanze, un esempio quello dei ci esi che si cibavano di vermi. A questo proposito, ricordo un viaggio che feci in Thailandia. In giro per le strade di Bangkok, si vedevano banchetti che vendevano cavallette fritte. Mi rifiutai di mangiarle, ma da quello che mi è stato detto, si tratta di un alimento gustoso e nutriente (lascio a voi l'onore di testarne la veridicità, io sono a dieta :D). Ricordo che una volta sentii mia madre affermare che gli africani mangiavano seduti per terra e con le mani, una cosa orribile per noi abituati ad usare tavolo, sedia e posate. Queste parole, in quel momento per me poco comprensibili, hanno continuato a risuonare per parecchio tempo, nella mia testa. Mi chiedevo il perchè di questi usi e costumi, come mai loro non mangiavano come noi, cosa li spingeva a rifiutare sedie e posate (ed è probabile che loro si stessero ponendo le stesse domande, pensando a noi).
Nel 2003 decisi di fare un viaggio, una botta di fortuna concessomi dal datore di lavoro, che volle regalarmi una settimana di vacanza a febbraio, per avergli concesso le mie domeniche di riposo durante il periodo natalizio, visto che stavamo cambiando il sistema operativo e avevamo tanto arretrato da smaltire. Il giorno stesso andai in un'agenzia viaggi, convinta di voler prenotare una vacanza per Cuba, mio sogno da sempre. Il tizio dell'agenzia mi convinse che una settimana per una meta così lontana era poco, e mi propose il Marocco. Non prenotai subito, mi presi del tempo per rifletterci, fino a quel momento non avevo mai pensato al Marocco come meta turistica, ma l'idea di un tour nel deserto in jeep, mi attirava. Pronta per l'avventura, prenotai questo pacchetto con un noto tour operator (no Alpitour?? Ahiahiai!!!). Il fascino di questo Paese fu tale e devastante, che tornai in Italia con il mal d'Africa, al punto che, dopo qualche mese, decisi di preparare le valigie, caricare la mia auto e partire. Nessuno era a conoscenza della mia decisione, neanche io, probabilmente. Fu un colpo di testa, ma a me piace chiamarlo destino, quella era la strada che dovevo percorrere.
Fu in Marocco che ricordai la frase detta da mia madre, quando per la prima volta, non da turista, fui ospite di una famiglia per il pranzo e mangiai seduta per terra, su un tavolino basso, un unico piatto per tutti e soprattutto con le mani (dopo essersele chiaramente lavate). Ma la domanda sul perchè di questa abitudine non aveva ancora trovato risposta. Successivamente conobbi quello che sarebbe diventato mio marito e fu lui a spiegarmi che usando le posate, non si riesce a capire se il cibo è caldo, quindi si rischia di ustionarsi la bocca, invece utilizzando le mani come "termometro", si può evitare questo problema. Perchè ci si siede per terra e non su una sedia? Per una questione di ingombro. Mi spiego meglio...le famiglie marocchine sono in genere numerose, sedendosi a tavola con delle sedie e avendo un unico tajine al centro del tavolo, non tutti i commensali riuscirebbero a raggiungerlo. Invece, togliendo l'ingombro delle sedie e sedendosi per terra, davanti ad un tavolino basso, tutti hanno la possibilità di raggiungere l'obiettivo. Un'altra curiosità sta nel mangiare con la mano destra, d'obbligo per due ragioni. La prima, per una questione religiosa, la seconda per una questione pratica. Mangiando tutti con la stessa mano, non si rischia di dar fastidio al vicino.
Tajine di pollo con carote e uva passa (per 4 persone)
Ingredienti:1 pollo tagliato a pezzi e privato della pelle e del grasso
1 cipolla grande oppure 2 medie
2 o 3 spicchi d'aglio tagliati a fettine sottili o grattuggiati
8 carote grandi
un pomodoro
un cucchiaio di prezzemolo tritato
un cucchiaino di curcuma in polvere
la punta di un cucchiaino di zenzero in polvere
la punta di un cucchiaino di pepe in polvere
la punta di un cucchiaino di zafferano in polvere
una manciata di uva passa ammollata in acqua
un limone tagliato in quattro spicchi
sale
olio
Procedimento:
Affettare la cipolla (non tritarla), metterla in una pentola (l'ideale sarebbe il tajine in terracotta), aggiungere l'aglio grattuggiato e l'olio e soffriggere a fuoco basso. Una volta che la cipolla è imbiondita, aggiungere il pollo e un pò di acqua calda. Far rosolare il pollo da tutti i lati. Una volta che non si notano più tracce di sangue, salare, aggiungere il prezzemolo tritato, mettere le spezie in una ciotola, aggiungere un pò d'acqua calda, mescolare bene e versare il liquido ottenuto sulla carne. Coprire e continuare la cottura a fuoco basso. Nel frattempo, pelare le carote, tagliare a pezzi, dividere in due ogni pezzo, tagliare la parte interna (dura) e metterle in un contenitore con acqua fredda. Sbucciare il pomodoro, dividerlo in due, togliere la polpa ed i semi e metterlo nello stesso contenitore dove avete messo le carote. Controllare la cottura del pollo, se vi sembra tenero, aggiungere le carote, l'uva passa, gli spicchi di limone ed il pomodoro, scolati. Coprire e continuare la cottura finchè le carote ed il pomodoro saranno teneri. Spegnere, lasciare intiepidire e servire, magari con il pane arabo.
Bessah!
P.S.: Il pollo c'è, sotto le carote, è così che si serve un tajine, la carne viene nascosta, perchè è l'ultima cosa che si deve mangiare.