È domenica mattina, si è svegliato già il mercato...
Ricordate la famosa canzone di Baglioni?! Ecco, non c'entra nulla. È domenica mattina. Dopo aver aperto gli occhi ed essermi resa conto di dove mi trovo, ma soprattutto, di chi sono, apro il frigorifero e ricordo che devo assolutamente nutrire la mia creatura, il mio terzo figlio... no, non mio marito, che ronfa beato nella camera accanto, ma il mio amato lievito madre. Lo tiro fuori dal frigorifero e, mentre lui tenta di riacquistare una temperatura corporea, considerata normale, io mi dedico ai vari salamelecchi virtuali. Il tempo scorre, le ore passano, si superano... oh perbacco! il lievito! Dopo 3 ore, passato ormai mezzogiorno, rinfresco la creatura. Come solitamente faccio, rinfresco 100 gr per il pane quotidiano e 100 gr per i successivi miracoli. La procedura ormai la conoscete, ne è bombardato il web... prima di panificare o di ritornare in ibernazione, il lievito deve sollazzare fino al raddoppio, a temperatura ambiente e, mentre lui si concede questo lusso, io ritorno alle mie chiacchiere. Il tempo scorre, le ore passano, si superano... oh perbacco! Il lievito! E la storia si ripete. Facendo un veloce calcolo mentale, ricordo che avrei dovuto panificare (ma quanto fa figo!) intorno alle 16,30. Rapido sguardo all'orologio, sospiro di sollievo, uff! sono le 16,00! Mentre riprendo colore, mi sovviene che non ho fatto bollire la patata, elemento diventato ormai indispensabile, per me. E ora che faccio?! Con la rapidità di un bradipo, mi viene in mente l'immagine dei fiocchi di patate e con la stessa velocità, realizzo che mio marito è uscito. Tento di raggiungerlo al cellulare, ma dopo vari tentativi, scopro che lo aveva lasciato a casa! Quante volte avete ripetuto a qualcuno "se si chiama portatile è perché si porta in giro, non si lascia a casa!"?! Non fatelo più, tanto è inutile.
Ricordate la famosa canzone di Baglioni?! Ecco, non c'entra nulla. È domenica mattina. Dopo aver aperto gli occhi ed essermi resa conto di dove mi trovo, ma soprattutto, di chi sono, apro il frigorifero e ricordo che devo assolutamente nutrire la mia creatura, il mio terzo figlio... no, non mio marito, che ronfa beato nella camera accanto, ma il mio amato lievito madre. Lo tiro fuori dal frigorifero e, mentre lui tenta di riacquistare una temperatura corporea, considerata normale, io mi dedico ai vari salamelecchi virtuali. Il tempo scorre, le ore passano, si superano... oh perbacco! il lievito! Dopo 3 ore, passato ormai mezzogiorno, rinfresco la creatura. Come solitamente faccio, rinfresco 100 gr per il pane quotidiano e 100 gr per i successivi miracoli. La procedura ormai la conoscete, ne è bombardato il web... prima di panificare o di ritornare in ibernazione, il lievito deve sollazzare fino al raddoppio, a temperatura ambiente e, mentre lui si concede questo lusso, io ritorno alle mie chiacchiere. Il tempo scorre, le ore passano, si superano... oh perbacco! Il lievito! E la storia si ripete. Facendo un veloce calcolo mentale, ricordo che avrei dovuto panificare (ma quanto fa figo!) intorno alle 16,30. Rapido sguardo all'orologio, sospiro di sollievo, uff! sono le 16,00! Mentre riprendo colore, mi sovviene che non ho fatto bollire la patata, elemento diventato ormai indispensabile, per me. E ora che faccio?! Con la rapidità di un bradipo, mi viene in mente l'immagine dei fiocchi di patate e con la stessa velocità, realizzo che mio marito è uscito. Tento di raggiungerlo al cellulare, ma dopo vari tentativi, scopro che lo aveva lasciato a casa! Quante volte avete ripetuto a qualcuno "se si chiama portatile è perché si porta in giro, non si lascia a casa!"?! Non fatelo più, tanto è inutile.
Ritornato a casa, costringo mio marito ad uscire nuovamente, per cercare i fiocchi di patate "ma muoviti, che il lievito sta per collassare!" A quanto pare, l'anima del bradipo che è in me, si impossessa di mio marito, che con molta calma, dopo essersi fumato una sigaretta, essersi seduto, aver guardato la tv ed aver giocato con le figlie, decide che è arrivato il momento di uscire. Prima di farlo, sull'uscio, mi chiede "cosa ti serve?"... Insomma, ho iniziato ad impastare che erano le 18,00. Calcolando un'ora di riposo, pezzatura, lievitazione, avremmo mangiato intorno alle 23,00 Decido, allora, di porre l'impasto in frigorifero, dopo averlo fatto riposare un'ora a temperatura ambiente, pensando "lo faccio domani".
E arriviamo al domani, cioè il giorno dopo. Mio marito, la sera precedente, mi chiede di fare una focaccia al rosmarino e così penso di trasformare l'impasto, da pane a focaccia...mannaggia, non ho messo l'olio! Vabbè, non importa, diventerà un pan focaccia, che problema c'è?! Eh, nessuno, se non che non avevo fatto i conti con l'oste. Dopo una lunga giornata lavorativa, torno a casa e scopro che mio marito, dimenticando la richiesta fatta, stava già preparando la cena (donne, invidiose, ehhhh?!) Bene, da pan focaccia torna a diventare semplice pane, che problema c'è?! penso io, candidamente, senza aver pensato che l'impasto giaceva ancora in frigorifero ed erano le 19! Dopo una rapida consultazione, durata un'ora, si decide di acquistare il pane per la cena e di preparare il pane per il giorno dopo, con tutta calma. Erano, ormai, le 22 quando, di fronte all'impasto iperattivo, mi si accende una lampadina! Decido di dividere l'impasto in due, una metà prenderà la solita forma del pane quotidiano, l'altra sarà destinata ad un esperimento, stile scienziato pazzo: da pane di grano duro e farina 0 a michette/rosette. Da metà impasto, riesco a ricavare 4 palline che, dopo averle arrotondate, incido subito, per poi metterle a riposare, capovolte, per circa 2 ore. Trascorso il tempo, scaldo ben bene il forno, lo vaporizzo come un'ossessa, inforno ed osservo, con la faccia schiacciata contro il vetro del forno, speranzosa. Dopo 20 minuti, sforno queste